DSA è l’acronimo che racchiude il gruppo di disturbi specifici dell’apprendimento che consistono in difficoltà particolari nella lettura e/o nel calcolo. Hanno origine neurobiologica e possono manifestarsi già dai primi anni della scuola primaria. In questo articolo capiremo come individuarli. Successivamente faremo chiarezza su un acronimo spesso affiancato ai DSA ed erroneamente usato come sinonimo: i BES, ovvero “bisogni educativi speciali”. Infine, vedremo come aiutare un ragazzo con DSA a studiare per mezzo di mappe concettuali e strumenti compensativi e dispensativi dsa.
Significato DSA e definizione
Spesso ci chiediamo cosa sono i DSA, ovvero i “disturbi specifici dell’apprendimento”. Con questo acronimo si intendono raggruppare tutte le carenze cognitive che portano un bambino, o anche un adulto, a non essere autosufficiente nell’apprendimento. Tra queste annoveriamo la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia. Questi disturbi, se non diagnosticati in tempo e senza il giusto supporto in aula, possono costituire un vero e proprio ostacolo per lo sviluppo cognitivo del bambino.
Secondo la definizione promossa dall’International Dyslessia Association, un’organizzazione internazionale no-profit specializzata nello studio, nella ricerca e nel trattamento della dislessia, quest’ultima consiste nella “difficoltà a leggere in modo accurato e fluente e da scarse abilità nello spelling e nella decodifica”. Spesso gli insegnanti individuano il bambino affetto da dislessia a causa della troppa lentezza nella lettura oppure dalle numerose imprecisioni.
Per quanto riguarda la disgrafia e la disortografia, spesso vengono confuse o utilizzate come sinonimi. Sono in realtà due disturbi dell’apprendimento ben diversi. La prima riguarda l’aspetto grafico della scrittura ed è legata a un deficit neurologico di tipo motorio. La seconda invece indica gli errori ortografici nella rappresentazione delle parole, che possono essere sia di tipo fonologico che non. La discalculia invece indica l’incapacità di attribuire il giusto valore numerico alle cifre.
DSA e la scuola
Un bambino già dai primi anni di scuola primaria può manifestare la presenza di uno o più DSA, disturbi specifici dell’apprendimento. È compito degli insegnanti accorgersi e segnalare ai genitori le difficoltà di lettura o di calcolo riscontrate nei figli. Saranno poi i genitori stessi a dover proseguire con controlli specifici presso specialisti, quali logopedisti e psicologi, per giungere a una diagnosi ufficiale.
Una volta ottenuta la diagnosi da un privato o dalla ASL, bisogna farla protocollare e fare domanda per il Piano Didattico Personalizzato (PDP). Secondo la legge 170 del 2010 che tutela il diritto allo studio degli studenti con DSA, a questi ultimi devono essere garantite le giuste misure “dispensative e compensative”, affinché possano affrontare con profitto il proprio percorso scolastico.
La stesura del Piano Didattico Personalizzato avviene in sede di Consiglio di Classe, in accordo con la famiglia del ragazzo, e deve essere approvato entro la fine del primo trimestre. Tuttavia, accade spesso che la scuola o gli insegnanti si rifiutano o semplicemente non mettono in atto quanto stabilito dal PDP. Questo non solo va contro il diritto allo studio (uno dei diritti costituzionali fondamentali), ma nuoce all’autostima del ragazzo, che con le sue difficoltà non riesce a stare al passo con le tempistiche dei suoi compagni.
Albert Einstein, Asperger e DSA
Un esempio ispiratore nel contesto dei disturbi dell’apprendimento è quello di Albert Einstein. Spesso citato in relazione ai DSA, Einstein è stato un genio scientifico che ha rivoluzionato la fisica. Nonostante non ci siano prove concrete che Einstein avesse un disturbo specifico dell’apprendimento, alcune teorie suggeriscono che potesse soffrire di una forma di Asperger, un disturbo dello spettro autistico. Questa ipotesi si basa su alcune caratteristiche della sua personalità e del suo comportamento, come la sua tendenza all’isolamento sociale, la sua intensa concentrazione su argomenti specifici e la sua tardiva acquisizione del linguaggio. Sebbene queste siano solo speculazioni, la storia di Einstein può essere fonte di ispirazione per molti studenti con DSA o altri disturbi dell’apprendimento. Dimostra come le difficoltà iniziali non debbano definire il futuro di una persona e come, con il giusto supporto e le strategie adeguate, sia possibile raggiungere traguardi eccezionali. La storia di Einstein ci ricorda l’importanza di guardare oltre le etichette diagnostiche e di valorizzare il potenziale unico di ogni individuo.”

Come individuare i problemi specifici dell’apprendimento
In caso di DSA il tempo è un fattore fondamentale. Infatti, prima viene diagnosticato un disturbo specifico dell’apprendimento, e prima è possibile intervenire con le giuste tecniche e i giusti strumenti affinché possa affrontare gli anni successivi al meglio. Ad oggi è possibile ottenere una diagnosi ufficiale solo alla fine del secondo anno di scuola primaria, anche se i primi segnali possono essere colti già dall’ultimo anno di scuola dell’infanzia.
In un contesto scolastico la figura dell’insegnante svolge un compito chiave: riconoscere i segnali che fanno presagire qualche disturbo specifico dell’apprendimento. Tra questi i più comuni sono la difficoltà nel distinguere la destra dalla sinistra, la difficoltà nella memorizzazione di sequenze (giorni, mesi, stagioni), nella lettura delle lancette dell’orologio, la confusione tra lettere visivamente simili, la frequente perdita del segno durante la lettura, i numerosi errori di ortografia, una grande fatica nel memorizzare nuovi vocaboli di uso poco diffuso, la difficoltà nell’interpretazione di simboli quali numeri, note musicali o codici, l’eccessiva lentezza nelle operazioni in colonna o nelle tabelline.
Quali test fare per comprendere se un ragazzo soffre di DSA
La valutazione e la diagnosi dei DSA avvengono presso dei centri di neuropsichiatria infantile (NPI), dove un’equipe costituita da un neuropsiachiatra infantile, uno psicologo e un logopedista somministra una serie di test. Sarà proprio il primo specialista a occuparsi della prima visita e della diagnosi ultima. Dopo aver fatto l’anamnesi del bambino e aver raccolto i dati sul suo sviluppo e comportamento a scuola e in famiglia, effettua anche un test neurologico.
Il secondo step spetta allo psicologo, sottoponendo il bambino al test cognitivo WISC-IV (Wechsler Intelligent Scale for Children) che permette di valutare le capacità cognitive di bambini e ragazzi in un range di età che oscilla tra i 6 e i 16 anni. Allo stesso tempo il logopedista si occupa di somministrare dei testi di lettura, scrittura, comprensione, problem solving e calcolo.
Una volta svolti tutti gli esami necessari il neuropsichiatra infantile, il logopedista e lo psicologo si incontrano per discutere su quanto è emerso e per stilare una diagnosi accurata, valutare la necessità di ulteriori indagini e/o scegliere il percorso riabilitativo più adeguato. Infine, compilano la certificazione da consegnare ai genitori del bambino e che dovranno sottoporre agli insegnanti.

Differenze tra DSA e BES: due cose diverse
Come è stato già anticipato, DSA è l’acronimo per “Disturbi Specifici dell’Apprendimento”. Sono dei deficit di natura neurobiologica che fanno emergere nel bambino o nell’adulto (se non diagnosticati in tempo) delle significative difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel calcolo matematico. Lo stato italiano ha riconosciuto la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia come tali.
L’acronimo BES invece significa “Bisogni Educativi Speciali”. Si tratta di un concetto più ampio che fa riferimento a quella categoria di alunni con diverse problematiche e che necessita, all’interno di un contesto scolastico, di un percorso di apprendimento personalizzato. Pertanto, nei BES non rientrano solo i DSA, bensì anche le disabilità e gli svantaggi culturali, sociali e linguistici.
È possibile quindi comprendere perché DSA e BES sono due cose ben diverse e l’errore che ne deriva se usati come sinonimi. Infatti, BES include in sé i DSA, immaginando quest’ultimo come un sottoinsieme del primo. A differenza dei DSA, i BES non vengono diagnosticati clinicamente, in quanto si tratta di un concetto pedagogico, più che di una vera e propria patologia.
Mappe concettuali DSA: aiutare i ragazzi con DSA a studiare

Uno dei punti cruciali nello studio per un bambino con DSA è la concentrazione. Da un lato perché i problemi di concentrazione rientrano tra gli effetti di questi disturbi, dall’altro perché comunemente si presta poca attenzione alla fase preparatoria allo studio. Difatti, esistono delle tecniche specifiche per “preparare il terreno”, ed entrare in uno stato di profonda concentrazione in pochi secondi, anziché svariati minuti.
Per garantire il diritto all’istruzione ai bambini DSA, sono stati messi a punto degli strumenti compensativi in grado di favorire l’esperienza scolastica. A seconda del tipo di disturbo, questi si dividono in strumenti compensativi specifici o funzionali. I primi si riferiscono alle abilità di lettura, scrittura o di calcolo e sono la sintesi vocale, la scrittura al computer, il correttore ortografico e la calcolatrice. I secondi invece mirano al supporto delle funzioni cognitive, che nei bambini con DSA sono per natura fragili, e sono le mappe concettuali, la tavola pitagorica, le tabelle con i verbi o le regole grammaticali.
Un focus particolare è bene dedicarlo alle mappe mentali, fondamentali nello studio poiché mettendo in relazione i vari concetti tra loro secondo criteri logici, il principio di causa-effetto o la sequenza temporale, consente di comprendere facilmente un argomento e, di conseguenza, memorizzarlo. C’è un vero e proprio processo di rielaborazione personale. Inoltre, oggi esistono numerosi software con cui creare le mappe concettuali al computer, rendendo l’intero processo molto più interattivo e divertente.
Per concludere, è fondamentale ribadire che ad oggi un bambino con DSA, grazie alla sinergia degli insegnanti, dei genitori e degli specialisti, che individuando in tempo la problematica possono implementare i corretti strumenti di supporto, ha la possibilità di vivere un percorso scolastico sereno e in linea con le sue possibilità, senza minare la sua autostima.
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